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Cassano ad Aquilani: Albe', pensa ai soldi

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2008 19:42
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DANIELE LO MONACO
Non farà come suggerito da Cassano, Albertino. Lui resta qui, sta a Roma, a prescindere dai soldi, perché capisce, e sceglie. L’ha sempre fatto, lo fece a diciassette anni, quando bussarono con i piedi a casa sua, lo rifarà tra qualche giorno, non subito, probabilmente a ritiro cominciato, al termine di una vacanza mai tanto meritata. Non farà come gli ha consigliato di fare qualche giorno fa Cassano, Alberto Aquilani. Era al termine di una partita della Nazionale agli Europei, inutile specificare quale delle prime tre, l’aereo riportava la squadra in Austria, la notte ancora giovane, sulle poltrone della prima classe Antonio faceva il conferenziere, tenendo la voce non troppo bassa da sfuggire ad orecchie indiscrete, e stavolta senza lo stratagemma della mano davanti alla bocca, che non sarebbe servito. «Albe’, dài retta a me. Tu non stare a guardare Roma, Juventus, Real Madrid, Barcellona Vai da chi ti dà più soldi, Albe’, dà retta a me. Come si chiama tuo padre, Albe’». «Claudio». «A Cla’, diglielo pure te. Non fate cazzate, pensate solo ai soldi, non ad altro. Andate da chi vi offre di più. Che qui la carriera è breve. In un minuto arriviamo a trent’anni e ce danno un calcio in culo, Albe’». Alberto rideva, Claudio e Annamaria Aquilani pure. Perché a uno come Antonio Cassano non puoi volergli male. Soprattutto dopo aver ascoltato la successiva confessione: «Albe’, io so’ pazzo, lo sanno tutti. Io non so’ da grande squadra. Io non sto a pensa’ alle regole, a me se uno mi guarda male lo prendo di petto subito, Albe’. Ma tu sì. Tu sei uno da grande squadra, Albe’. Ascolta a me, Albe’. Vai dove ti danno più soldi. Cla’, diglielo pure tu».
Alberto sorrideva, Claudio pure, ma non gli daranno retta. Passato il momento più complicato, quello in cui hanno sentito il bisogno di ricevere qualche rassicurazione, proprio mentre alla porta bussavano ancora con i piedi, le cose sono andate meglio. Allora si era alla vigilia degli Europei, Alberto era stato chiamato nel gruppo azzurro, ma non era ancora sicuro del posto. Con l’umana preoccupazione del padre, più che l’opportunistica speranza del procuratore, Claudio Aquilani ha chiesto e ottenuto un incontro con il direttore sportivo della Roma Daniele Pradè. E l’incontro è servito a ricondurre la questione a quello che era: un giocatore sottoposto a insistenti bombardamenti d’offerte milionarie che cercava, e ovviamente trovava, conforto in chi di quel cartellino è proprietario. Le rassicurazioni sono state precise e significative: «Alberto è un capitale della Roma, nessuno qui si sogna di venderlo, per noi è incedibile ed una colonna della Roma». Di soldi in quell’incontro non si è parlato, ma è prassi consolidata e produttiva ormai portare avanti le trattative in maniera anomala, più diretta, senza troppe mediazioni: ogni incontro, anche fortuito, col giocatore oggetto di trattativa è buono per smussare angoli, proporre dettagli, immaginare scenari. Il grosso, insomma, si fa a Trigoria, tra il bar e lo spogliatoio. Poi, quando i desideri convergono, si convoca il procuratore. E se davvero in quell’incontro di soldi non si è parlato, le parti conoscono lo stesso i rispettivi obiettivi: così il contratto di Alberto Aquilani sarà rinnovato per cinque anni ad una cifra vicina al tetto degli ingaggi (fissato alla Roma in 2,5 milioni di euro all’anno) con cifra a salire negli anni in modo di poterlo presto superare.
L’annuncio non sarà dato a brevissimo. Quello che è nelle competenze del direttore sportivo – convocare giocatori o loro rappresentanti, trattare ingaggi, incontrare dirigenti di altre squadre, trattare acquisti o cessioni – si fa nei termini rapidi che la circostanza richiede. Quando però poi si tratta di dare l’avallo definitivo, di firmare i contratti, di chiudere le trattative, allora si aspetta un po’. E’ capitato con Doni, con l’accordo raggiunto un giorno e firmato due mesi dopo, a maggior ragione capita quando la proprietà è impegnata in vicende più impellenti e quando è vicina la data canonica per la chiusura di un esercizio e l’apertura di un altro. E i rinnovi di Aquilani e De Rossi ricadranno sul prossimo bilancio.

http://www.ilromanista.it/
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